Era una mattina grigia e nuvolosa
Tutte le storie come si deve,
iniziano così, non è vero, amici miei?
Ebbene sì, purtroppo anche la mia è iniziata così.
Il mio vero nome è Amy, Amy Maestra, e voi capite che, con un
nome così non potevo certo fare il pompiere. Fu così che,
quando arrivò il momento di scegliere una professione (cosa
farai da grande? Ti chiedono sempre.), io pronunciai le parole più
avventate della mia vita:
"Farò l'insegnante!"
E così eccomi qua. Una volta, prima che inventassero questa
faccenda infernale che si chiama Internet, ero anche una maestra
decente
insegnavo in una scuola elementare, la Scuola
Felice, e, non per vantarmi, riscuotevo un discreto successo.
I miei ragazzi mi amavano perché io li chiamavo amici, non li
stressavo con le verifiche chilometriche, non avevano l'incubo
della "produzione": produzione di pagine scritte, di
quaderni finiti, di diecimila disegni, ricerche, libri studiati,
ecc. ecc..
L'attività preferita dai miei amici era quella di ascoltare
ascoltavano la sottoscritta che raccontava. Io so raccontare
qualunque cosa, dalla pagina di storia al teorema di matematica
in maniera divertente ed i miei alunni si divertivano un sacco.
Voi potreste dire: "E che ci trovi di divertente nelle
guerre o nelle tabelline, ad esempio?".
DILETTANTI!!!!!
Tutto è divertente, dipende da come lo si presenta.
Comunque, non divaghiamo
ormai tutto ciò non è che un
ricordo
bei tempi
prima che arrivasse
ssssssttt, c'è
nessuno in giro? Sicuri?
Avvicinatevi, ve lo bisbiglio in un orecchio
prima che
arrivasse
. il Nuovo Direttore.
Bisogna dirlo piano
.se mi sente
..già mi ha sistemato
per le feste, se si accorgesse che io posso ancora parlare
Ah, già, scusate, non avete ancora capito niente. Vabbè, ora vi
spiego.
Dunque, come già dicevo un po' di righe fa, io ero una maestra
elementare, la Maestra Amy o, come dicevano i miei alunni più
affezionati, la Maestramy-ca.
Vivevo in una grande e Felice Scuola con tanti bambini allegri,
tante altre maestre simpatiche e un Direttore vecchietto, con i
capelli bianchi ed un bastoncino di bambù per aiutarsi a fare le
scale.
Un brutto giorno purtroppo il nostro beneamato Direttore perse il
bastoncino e perse anche lo scalino, scivolò e finì dritto all'ospedale
con tutte le ossa rotte, comprese quelle che nemmeno i dottori
avevano mai sentito nominare.
Lì cominciò il mio calvario
La mattina dopo, era appunto una mattina grigia e nuvolosa, una
di quelle mattine che ti gireresti dall'altra parte del cuscino
serrando forte forte gli occhi per non vedere il resto del mondo
trasformato in sei miliardi di fastidiose zanzare.
Dopo aver buttato con violenza tutte le cose che mi servivano per
la scuola in un paio di grossi sacchetti della spesa (riciclaci!,
mi imploravano i poverini, non vogliamo andare alla discarica,
siamo ancora nuovi!), mi precipitai (fiondai, sarebbe più
appropriato) verso Lisetta, la mia macchinetta, schiaffai dentro
tutto e partii a tutta birra verso la scuola. Tanto per
cambiare, ero in ritardo.
Dopo aver odiato a morte tutti i camionisti lenti, i lavori in
corso, i semafori rossi incontrati lungo la via, finalmente
arrivai a destinazione.
Silenzio
Il cortile, di solito pieno di alunni vocianti, era deserto.
Sulla porta della scuola c'era un tipo alto, pallido, occhiali
scuri, vestito color grigiotopo, baffetti sottili e spioventi,
aria da Carogna-vecchia-di-tre-mesi-e-che-quindi-puzza-in-modo-TERRIFICANTE
.
Fu antipatia a prima vista!
Mi squadrò dalla A alla Z e sibilò: "Dove crede di andare,
lei? Nella MIA scuola non entrano le straccivendole".
"Come si permette? -risposi impermalita, mentre la pila di
quaderni che reggevo sul braccio destro si sparpagliava sul
pavimento- Io sono un'insegnante della Scuola Felice!"
Il serpente coi baffi emise una specie di rantolo che doveva
essere forse una risatina ironica
Increspando leggermente l'angolo
sinistro della bocca, rispose: "Scuola Felice! Disgustoso! E'
ora di finirla con questa pagliacciata della felicità! A scuola
si va per sudare e lavorare. Efficienza, ecco cosa ci sarà
da adesso in avanti, qua dentro!" Si voltò, facendo
scricchiolare le lucide scarpe di vernice nera, lasciandomi
"ammammalucchita" (voce del verbo: sembrare una
mammalucca) sulla porta. Due secondi ed era già sparito all'interno
della porta della Direzione.
Mi guardai intorno, ancora a bocca aperta, e vidi le altre
maestre che mi fissavano con occhi allucinati: "Ma chi
DIAVOLO è, colui?" sbraitai, mentre cercavo di tamponare
una falla del sacchetto che reggevo con la mano sinistra, da cui
fuoriuscivano pennarelli e pastelli.
"Ssssst, parla piano, -mi rispose la Maestra Candida, quella
della seconda elementare- quello è il nuovo DIRIGENTE SCOLASTICO!!!!!"