Scienza e Natura

 

 

Un misterioso carnivoro scoperto nelle foreste del Borneo
 
Un misterioso animale è stato individuato nelle foreste fluviali del Borneo, ad individuarlo sono stati alcuni ricercatori svizzeri. L'animale, un mammifero un po' più grande di un gatto domestico, ha una livrea color rosso scuro e una coda lunga e folta.
Al momento tuttavia è difficile sostenere se sia una nuova specie o una variante di altre già esistenti. La scoperta sull'isola del nuovo animale è la prima di un carnivoro da un secolo a questa parte. L'ultimo fu il tasso del Borneo, nel 1895.
Neppure i numerosi cacciatori del luogo hanno saputo riconoscere l'animale. L'obiettivo dei ricercatori è ora quello di prendere vivo uno di questi esemplari, perché questo è l'unico modo per poterlo esaminare nei particolari.  La macchina fotografica che ha fotografato il misterioso animale era stata posta nel "Cuore del Borneo", una regione montuosa coperta da vaste aree di foreste di cui si conosce ancora poco.
Il governo indonesiano aveva annunciato lo scorso luglio che proprio in questa regione sarebbe sorta la più grande piantagione di palme da cocco del mondo, con un impatto devastante per le foreste rimaste, per la vita presente al loro interno e soprattutto per molte popolazioni indigene. Oltre tutto ricerche condotte dal WWF sostengono che l'area non è adatta alle piantagioni di cocco, in quanto le palme perdono la loro produttività al di sopra dei 200 m di quota.

 

Harriet, un compleanno da record


Ispirò la teoria dell'evoluzione e la redazione del libro "L'origine delle specie" di Charles Darwin. Giunse in Inghilterra dalle isole Galapagos, insieme al padre dell'evoluzionismo, mentre la regina Vittoria era adolescente e doveva ancora salire al trono.
Il 15 novembre 2005 Harriet, questo il nome della gigantesca tartaruga ospite dello zoo di Brisbane (Australia), compie la bellezza di 175 anni. Per il Continente nuovissimo e la madrepatria inglese, è un grande evento. Infatti Harriet è l'animale più anziano del pianeta terra.
Folle di visitatori si stanno recando a vedere questa mirabile vecchietta. La storia di Harriet comincia nel 1835, quando l'evoluzionista Charles Darwin, affascinato dalle capacità di adattamento delle tartarughe Galapagos, decide di portare lei e altri due esemplari maschi (Tom e Dick) in Inghilterra. Il viaggio sul brigantino non è facile: le escursioni termiche sprofondano le tre tartarughe in uno stato di semi-ibernazione. L'adattamento per Harriet è lungo e faticoso: è incline a non fare amicizie con gli altri rettili chiusi nello zoo, ciò che rende difficoltosa la riproduzione. Soffre di malinconie e attacchi di cuore. Ma ce la fa.
Richard e Kelly Jackson, gli specialisti nella cura delle tartarughe all'interno dello zoo di Brisbane, dove Harriet è stata trasferita dal governo britannico nel 1950, assicurano: "E' l'animale più vecchio vivente sulla terra, certamente il rettile più anziano in assoluto. A dispetto dell'età, Harriet è davvero vitale. Le bastano una grattatina sul collo, un po' di fiori attorno e un menu a base di melanzane, prezzemolo, pomodori, carote e indivia per essere felice. Si è adattata a meraviglia al nuovo habitat e alle continue visite dei numerosi visitatori dello zoo di Brisbane".
"Altri zoo sostengono di avere esemplari di tartarughe più vecchi del nostro" aggiunge Kelly Jackson, "ma finora non sono riusciti a provarlo". Per Harriet, festeggiatissima, ci si augura che riesca a infrangere un record del Guinness dei primati: quello stabilito da Tui Malila, altra tartaruga donata dai reali delle isole Tonga al capitano James Cook e morta a 188 anni, nel 1965.

Avvistati in Italia 2 cani procione


Una nuova specie animale, originaria dell'estremo Oriente e diffusasi poi nell'Europa del Nord, è stata avvistata in Italia da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di scienze animali dell'Università di Udine. L'animale, hanno fatto sapere gli esperti, è un mammifero, ed è noto come "cane procione" o anche "Nyctereutes procyonoides". Questo esserino, spiegano i ricercatori, è simile per diversi aspetti alla nostra volpe. Caratterizzato da un corpo robusto del peso di circa 6 chilogrammi e da zampe corte, ha in viso la classica mascherina nera che richiama alla mente il disegno che contraddistingue il procione americano.
I ricercatori hanno potuto accertarne la presenza sul territorio grazie a una fotocamera ad infrarossi utilizzata dagli stessi per immortalare animali che si spostano e vivono prevalentemente di notte. Nella foto mostrata dagli esperti si vedono due esemplari di cane procione, un maschio e una femmina, che potrebbero aver già avuto dei cuccioli.
Il cane procione potrebbe rappresentare una minaccia per la flora e la fauna locale. Abituato a vivere in zone boscose, ricche di corsi d'acqua, il mammifero si nutre di qualsiasi cosa. Gli esperti lo definiscono un "onnivoro opportunista" perché nella sua dieta finiscono insetti, piccoli roditori, pesci, crostacei, piante, radici e bulbi. Come i procioni, tuttavia, in mancanza di qualcosa di meglio non disdegnano gli scarti alimentari prodotti dall'uomo. E' così che capita spesso di trovare uno di questi animali accanto agli agglomerati urbani o nelle discariche a cielo aperto.

I delfini sanno parlare anche il dialetto


Che i delfini sapessero parlare non è ormai una grossa novità, ma che siano in grado di comunicare tra di loro sfruttando anche i "dialetti" questo stupisce anche i ricercatori. I delfini comunicano usando due linguaggi o segnali acustici: i suoni , detti segnali di vocalizzazioni, e gli ultrasuoni , detti segnali sonar o di ecolocalizzazione, che presentano importanti differenze. Le vocalizzazioni sono innate e vengono prodotte in occasione di uno specifico evento e riflettono la reazione 'emotiva' a quello stimolo, come l'aggressività, la paura, il corteggiamento e lo stress. I segnali sonar, invece, e la condivisione di tali percezioni / evocazioni che ne scaturiscono si imparano con il tempo e richiedono che nella comunità si sia formato un linguaggio sonar comune, ovvero una connessione suoni-immagini acustiche che valga per l'intera comunità.
Ed è estremamente probabile che i delfini, per formare un vero e proprio gruppo, una comunità, debbano anche imparare a condividere le percezioni acustiche. Solo dopo che si sono stabilite relazioni echi-immagini che valgano per tutti i membri della comunità  nascono i rapporti sociali. Dagli studi risulta che gruppi diversi usino il linguaggio degli echi con modalità diverse. Per facilitare questi meccanismi, madre e figlio hanno un legame molto stretto per due-quattro anni, poi l'insegnamento passa dalla madre al gruppo.
Il baby delfino impara da lei e dagli altri individui del gruppo ad attribuire a un tipo di eco un certo oggetto e a emettere certi tipi di segnali in presenza di oggetti con certe proprietà acustiche, seguendo le convenzioni del suo gruppo. Questo apprendimento  potrebbe iniziare anche prima della nascita, perché i suoni si propagano quasi allo stesso modo nell'oceano e nel corpo della madre.

Due italiane nella sala parto degli squali


In un angolo sperduto del Mediterraneo c'è una vera e propria baia di mamme squalo con sala parto e nursery. Ed ora  due ricercatrici italiane Eleonora de Sabata e Simona Clò nuoteranno con questi predatori del mare. Si tratta della quinta spedizione del progetto scientifico Medsharks plumbeus, il primo studio intrapreso nel Mediterraneo sul comportamento degli squali nel loro ambiente naturale.
Il progetto, nato quattro anni fa e promosso dall'Associazione MedSharks, analizza in particolare il comportamento dello squalo grigio, appartenente alla specie Carcharhinus plumbeus, decimata negli ultimi anni dallo stravolgimento dell'ambiente naturale marino e dalla pesca per l'impiego alimentare delle pinne.
Da quattro anni la ricerca si svolge in Turchia in una piccola baia che nei mesi di maggio e giugno, per le condizioni e la temperatura delle acque, si trasforma in una sorta di "nursery", una sala parto e asilo degli squali grigi, l'unica conosciuta in tutto il Mediterraneo.
L'obiettivo principale della spedizione Medsharks del 2005, che vede sempre impegnate Eleonora de Sabata, coordinatrice del progetto, e Simona Clò, responsabile scientifico, è il "pedinamento" delle migrazioni annuali di tre squali mediante sofisticati strumenti satellitari.
Gli esemplari verranno marcati con i "pop-up tags", potenti "chip" in grado registrare le rotte degli animali attraverso il Mediterraneo. Dopo alcuni mesi i tag si staccheranno automaticamente dal dorso degli animali, saliranno in superficie e, mediante la trasmissione dei dati al satellite, comunicheranno la rotta degli squali ai computer delle ricercatrici, che riceveranno così una sorta di e-mail dai profondi abissi.
Le campagne degli anni precedenti hanno portato al censimento degli esemplari di squalo plumbeo, che nella tarda primavera popolano la piccola baia turca, e alla raccolta di materiali che consentono di eseguire l'analisi del DNA di questi animali. La spedizione del 2004 si è conclusa con lo straordinario filmato sulla nascita di un piccolo squalo, un documento esclusivo ed unico al mondo.
Due le novità per l'edizione 2005 di MedSharks: il team si avvarrà della collaborazione di Ramon Bonfil, uno dei ricercatori più noti al mondo in materia di squali, attivo presso la World Conservation Society e consulente della FAO; al ritorno dalla Turchia le ricercatrici si spingeranno fino alle acque della Sicilia per verificare e censire la eventuale presenza di squali plumbei presso lo scoglio Lampione, al largo della costa sud dell'isola.
La campagna di quest'anno, inoltre, parteciperà al programma internazionale "The Global Shark Assessment", volto a raccogliere dati sulla drastica diminuzione degli squali in tutto il mondo .
 

 

Le invenzioni degli "Archimede" moderni in mostra a Ginevra


Si è conclusa  la 33esima edizione del Salone delle invenzioni di Ginevra. In mostra, per la gioia di curiosi e appassionati di hitech, le idee più o meno geniali di 700 espositori provenienti da 42 diversi paesi. Una scatola anti-sismica, da usare come rifugio in caso di terremoto, una "casa girasole", che segue il movimento del Sole per offrire ai proprietari molte più ore di luce, un apri noci di cocco e tante altre invenzioni per la sicurezza, la protezione dell'ambiente e la salute.
Marchingegni che, sperano vivamente gli inventori, possano presto entrare nelle case di tutti. Gli Archimede presenti al salone, infatti, erano lì per divertirsi ma soprattutto per tentare di trovare privati o aziende interessate ai brevetti delle strane creazioni. Una vetrina importante, insomma, patrocinata dal Governo svizzero, dal Cantone e dalla città di Ginevra.
Nel salone si potevano ammirare nel complesso circa un migliaio di invenzioni, tutte inedite. Di particolare interesse quella di un coreano, che ha inventato un apparecchio in grado di disinfettare automaticamente i corrimani delle scale mobili, e quella presentata da un gruppo malaysiano che ha prodotto una sorta di mangime, sano ed ecologicamente rispettoso dell'ambiente, destinato a pesci e crostacei.
Non sono poi mancati i gadget tecnologici destinati agli amanti del tempo libero. Tra questi spicca la bicicletta che integra un sofisticato lettore Mp3 e un sistema universale che permette al ciclista di ricaricare il proprio telefonino con le normali pedalate. Buoni gli introiti per gli espositori presenti alla manifestazione che, per l'edizione 2005, hanno fatto registrare un incasso pari a 30milioni di dollari, il doppio rispetto al 2004. Stando a quanto comunicato dagli organizzatori, la singolare manifestazione svizzera è stata visitata da oltre 70mila persone, il 26% in più del 2004.

 

 

Realizzato il robot chirurgo

 
In futuro, affrontare un intervento chirurgico, potrebbe diventare semplice, quasi come bere un bicchiere d'acqua. Nel corso del Congresso Nazionale della Società di Ortopedia, infatti, che si tiene a Napoli dal 24 al 28 ottobre, il professor Paolo Dario, docente di robotica biomedica alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ha presentato un rivoluzionario microrobot-chirurgo. Caratterizzato da una forma che ricorda molto da vicino quella di un ragnetto, con tanto di zampette retrattili, è in grado di viaggiare all'interno del corpo umano, fare fotografie e, presto, effettuare piccoli interventi chirurgici.
"Il micro robot - ha detto l'inventore Paolo Dario - è una capsula endoscopica attiva, cioè 'intelligente' che può viaggiare, una volta ingerita, dall'esofago al retto. In futuro, dopo un'ulteriore miniaturizzazione, potrà percorrere tutte le strade interne del nostro organismo. Gli si può ordinare di andare avanti, di tornare indietro o di fermarsi. Ma, essendo intelligente, il micro robot è capace di adattare in maniera autonoma il proprio comportamento a seconda delle circostanze".
"Ha la capacità di muoversi come vuole - ha spiegato ancora lo scienziato - con le sue zampette da insetto che hanno la particolarità di essere retrattili. Questo nostro progetto è molto ambizioso perché punta ad affidare al micro robot anche compiti di chirurgo: in pratica è come se un chirurgo entrasse nell'organismo, vedesse il campo operatorio e intervenisse". Inoltre, stando a quanto spiegato dai ricercatori, il robot, lungo 20 millimetri e largo 10, circolerà entrando nei luoghi meno accessibili del corpo riducendo in modo consistente l'invasività dell'intervento.
 

Nasa, Messenger verso Mercurio

 
Dopo uno stop di 24 ore, causato dalle cattive condizioni meteorologiche, la Messenger, la sonda spaziale realizzata dalla Nasa e da altre diverse agenzie spaziali europee, è finalmente partita alla volta di Mercurio. Il lancio è avvenuto alle 8,16 ore italiane da Cape Canaveral. A scortarlo nella sua prima parte del viaggio, che durerà 7 anni e che lo vedrà percorrere 7,9 miliardi di chilometri, è stato il vettore statunitense Delta II.
Messenger, acronimo che significa "MErcury Surface, Space ENvironment, GEochemistry and Ranging" è la prima sonda destinata allo studio di Mercurio dal 1974. Esattamente 30 anni fa, infatti, la Mariner 10, un'altra sonda della agenzia spaziale americana si avvicinò al pianeta. La missione fu però una vera toccata e fuga e i dati raccolti non furono sufficienti a capire la composizione di quello che risulta essere uno dei pianeti più piccoli del nostro sistema solare.
La sonda, che per arrivare a destinazione sfrutterà la spinta gravitazionale di Venere e della Terra, porta con sé 7 strumenti scientifici, fra i quali compaiono telecamere e spettrometri che serviranno per analizzare gli elementi chimici presenti nell'atmosfera di Mercurio. Un magnetometro, invece, aiuterà a conoscere meglio il campo magnetico del pianeta.
Poco più grande della nostra Luna, alla quale assomiglia per la sua superficie, Mercurio ha un'escursione termica che lo porta a raggiungere i 450 gradi centigradi durante il giorno e i 180 gradi sottozero durante la notte. Nonostante le altissime temperature diurne, gli scienziati sperano di trovare tracce di ghiaccio d'acqua, trasportato dalle comete, nel fondo dei crateri delle zone polari.

 

Fulmini sulla superficie di Saturno
La sonda Cassini, recentemente entrata nell'orbita di Saturno, ha osservato per la prima volta una serie di fulmini nell'atmosfera del pianeta. Fenomi simili, almeno fino ad oggi, erano stati individuati soltanto indirettamente al passaggio della "Voyager 1". Grazie ai dati raccolti dalla sonda gli scienziati potranno capire meglio il moto direzionale e la velocità dei venti che spazzano la superficie del "signore dagli anelli". I ricercatori confidano che il "Radio and plasma wave science instrument" (RPWS), il congegno che ha individuato i fulmini su Saturno, possa aiutarli a conoscere meglio anche Titano, uno dei satelliti naturali più misteriosi dell'intero sistema solare. In realtà l'occhio elettronico dell'esploratore euro-americano, ha già scrutato il globo e ha rivelato dettagli della superficie che hanno fatto vacillare molte delle teorie correnti. Comunque sia se ne saprà di più quando la Cassini scenderà, in ottobre, a 1.200 chilometri dal satellite di Saturno, la cui atmosfera ha qualche affinità con quella della Terra nell'era primordiale. Gli studiosi avevano pensato che ci fosse del ghiaccio ma ora le immagini sembrano rivelare si tratti di detriti costituiti da un non meglio precisato "materiale organico". La sonda, lanciata sette anni fa dalla Terra, è il primo oggetto costruito dall'uomo ad essersi posto nell'orbita di Saturno. Intanto dal pianeta giungono anche le prime immagini a colori degli anelli. "Sono di color rosa e grigio - hanno detto entusiasti gli scienziati - con un tocco di marrone". Le immagini, risalenti al 21 giugno scorso, sono state scattate quando la sonda si trovava a una distanza di 4milioni di chilometri dal pianeta. Gli anelli principali che circondano il pianeta sono 7 e sono composti da molteplici materiali fra i quali compare anche l'acqua ghiacciata. La Cassini proseguirà le analisi di Saturno per i prossimi 4 anni.

Scoperto un "maxi" sistema binario

Una coppia di stelle giovani e calde che orbitano velocemente e vicinissime una attorno all'altra, ognuna delle quali ha una massa 80 volte superiore a quella del Sole, risulta aver vinto il titolo dei pesi massimi astronomici essendo composta dalle stelle più 'pesanti' mai misurate.  E' quanto hanno constatato gli scienziati del Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, misurando la massa del sistema stellare binario noto come Wr20a, nella costellazione di Carina, distante 20.000 anni-luce, su cui aveva appuntato la sua attenzione nelle ultime settimane un gruppo di studiosi coordinati dal belga Gregor Rauw. La misurazione del Harvard-Smithsonian è stata confermata anche dall'osservatorio Las Campanas, in Cile. 
La sigla 'Wr' indica che si tratta di stelle della rarissima classe Wolf-Rayet, una categoria di astri che ha la tendenza a bruciare ad elevate temperature e a morire 'giovane'. Le due stelle di Wr20a si inseguono orbitando una attorno all'altra in 3,7 giorni terrestri, sono fra loro molto vicine e hanno un campo gravitazionale tanto intenso da farle deformare a vicenda. La loro età, secondo gli esperti, è di due-tre miliardi di anni. Fra qualche milione di anni quella delle due che avrà una massa maggiore subira' un collasso del nucleo e si disferà in un'esplosione dei suoi strati esterni. Quanto alla gemella rimasta sola, "sopravviverà nonostante la vicinanza, almeno fino a quando non diventerà a sua volta una supernova". Con una massa 80 volte superiore a quella del nostro Sole, le gemelle Wr20a sono le stelle più pesanti ad essere state fino ad oggi misurate, anche se si sospetta che nell'Universo ve ne siano 100 volte più grandi.

Avvistati degli Ufo in Messico

Per la prima volta nella storia un avvistamento di Ufo, sigla che sta ad indicare un oggetto non identificato, è stato confermato da un governo. Il ministero della Difesa messicana, infatti, ha annunciato il primo contatto ufficiale con gli alieni. Secondo quanto dichiarato da Clemente Vega Garcia, comandante in capo delle forze del paese, il 5 marzo scorso, nei cieli di Ciulad Del Carmen, sarebbero stati avvistati una serie di piccolissimi oggetti non considerabili mezzi terrestri. Gli Ufo sono stati osservati dall'intero equipaggio di un Merlin C26 delle forze aeree messicane mentre volavano ad una velocità di circa 100 chilometri orari. Sfortunatamente i misteriosi oggetti hanno improvvisamente accelerato portandosi, in meno di 2 secondi, ad oltre 600 chilometri orari fino a scomparire. Diversamente da quanto accade in genere, stavolta l'incontro è stato testimoniato sia dall'equipaggio ma anche, e soprattutto dai tracciati radar. Le registrazioni tra i passeggeri del velivolo e la torre di controllo sono state consegnate al comandante in capo delle forze messicane che ha deciso di aprire un'inchiesta ufficiale dando il materiale anche ad una rete televisiva. Gli alti ranghi dell'esercito rifiutano interviste dirette ma fanno sapere che "non hanno spiegazioni logiche per quanto è accaduto e sono per questo aperti ad ogni tipo di teoria".

Su Marte c'era acqua salata

C'era acqua salata su Marte, forse una sorta di mare, forse una grande pozzanghera: nell' annunciare la scoperta, gli esperti mescolano le immagini. Ma l'attenzione già si concentra sul prossimo passo che tutti attendono: il rinvenimento, in quell'ambiente un tempo ricoperto - magari non costantemente - da acqua, di fossili, cioè di prove di vita. Secondo la Nasa, l'acqua salata di cui la sonda Opportunity ha trovato traccia, era ''in grande quantità '', ma ricopriva la superficie per una profondità di circa cinque centimetri appena.
Non è neppure chiaro se l'acqua salata fosse costantemente (o solo saltuariamente) presente sulla superficie. E non si sa quando e per quanto tempo l'acqua sia stata presente. "Siamo convinti che il robot Opportunity si trovi ora sulla sponda di quello che un tempo era un mare salato", ha detto Steve Squyre, astronomo della Cornell University e capo della squadra scientifica che analizza i dati inviati a terra dai laboratori automatici fatti discendere dalla Nasa su Marte.


Osservata la morte di una stella

Un team di astronomi dell'osservatorio americano Shandra, assieme ai colleghi dell'Xmm Newton dell'Agenzia spaziale europea hanno osservato per la prima volta nella storia dell'uomo gli ultimi istanti di vita di una stella divorata da un gigantesco buco nero. "Fino ad ora - hanno detto gli esperti della Nasa - lo si era solo teorizzato. Si può finalmente affermare con assoluta certezza che i buchi neri sono in grado di divorare o quanto meno, smembrare e distruggere le stelle che capitano nel loro raggio d'azione".
L'avvenimento, osservato pochi giorni fa dagli astronomi, risale in realtà a poco più di 700 milioni di anni fa. Una morte in differita dunque, che è giunta a noi soltanto ora per via della grande distanza che ci separa dal luogo dove si è consumata la tragedia cosmica. La stella che non c'è più apparteneva alla galassia denominata "Rxj1242-11". La sua colpa è stata quella di essersi avvicinata troppo al buco nero presumibilmente dopo essere stata deviata nel suo cammino da un'altra stella.
Il campo gravitazionale del buco nero, che dovrebbe avere una massa di un milione di volte superiore a quella del nostro Sole, è stato troppo forte anche per la povera stella che inizialmente ha resistito sopportando le perdite di materia, gli stiramenti e le deformazioni. Al lungo andare però si è letteralmente frantumata, finendo in parte dentro il nulla.

Chi dorme non piglia pesci, ma...

Una bella dormita può aiutare, ma non solo a recuperare le energie consumate durante la giornata. In alcuni casi serve perfino a portare idee geniali. La gioiosa scoperta, svegliandosi al mattino, di aver trovato la soluzione giusta ad un problema che la sera prima appariva insolubile  è un'esperienza tutt'altro che inconsueta.
Un gruppo di ricercatori delle università di Lubecca e Colonia, guidati dal professore Jan Born, è riuscito a ideare un test affidabile che ha coinvolto 108 volontari di entrambi i sessi, di età compresa fra i 18 e i 32 anni. Gli studiosi hanno insegnato a queste persone due regole per la conversione di una serie di 8 numeri in un'altra differente. Il risultato, però, poteva essere ottenuto anche con una terza regola tenuta segreta e alla quale si poteva arrivare soltanto con l'intuito.
I 108 volontari sono stati divisi in tre gruppi e sottoposti ad un diverso metodo di "riflessione". Il primo gruppo ha trascorso otto ore a dormire di notte, il secondo di notte ma sveglio e il terzo, sottoposto ad interrogazione, sempre per 8 ore, ma di giorno. Il risultato è stato inequivocabile: i soggetti che avevano passato la notte dormendo mostravano una capacità di intuire la regola nascosta più che doppia non solo rispetto agli insonni, ma anche rispetto a chi era stato interrogato alla fine di una normale giornata di veglia.
Il sonno avrebbe dunque un'influenza diretta sulla capacità delle sinapsi, i collegamenti tra i neuroni, di aumentare e rafforzarsi in seguito agli stimoli ricevuti dall'ambiente. Dormire serve a ristrutturare le nuove rappresentazioni della memoria, ma non solo. Per i ricercatori aiuta ad organizzare le nozioni acquisite e stimolare le intuizioni. Nonostante la scoperta gli esperti sono consci del fatto che il rapporto del sonno nella creatività umana è destinato a rimanere enigmatico ancora per un po'. Per il momento, infatti, non si conosce ancora quale sia il sistema neurale capace di favorire il lampo di intuizione.

Malattie dei bimbi, addio

 L'obiettivo delle autorità sanitarie è quello di debellare  morbillo e varicella entro - rispettivamente - il 2007 e il 2008. Il morbillo l'anno scorso è stato responsabile di un'epidemia che solo in Campania ha colpito 10 mila bambini e ne ha uccisi tre. Un accordo tra Oms ed Europa prevede la sua eliminazione entro il 2007. E secondo un modello matematico messo a punto dall'Istituto superiore di Sanità, basterebbe immunizzare l'80 per cento dei neonati e il 50 per cento dei dodicenni per debellare o quasi il virus dal nostro paese. Il "Piano nazionale per l'eliminazione del morbillo", elaborato da ministero-Regioni, prevede la somministrazione gratuita del vaccino a tutti i bambini fino a 12 anni (tranne quelli che hanno già contratto la malattia). Da qui alla fine del 2004 ci si auspica di immunizzare quasi sette milioni di bambini. Puntura in vista anche per i neonati minacciati dalla varicella. Il vaccino, registrato in Italia nel 2001 (primo paese in Europa), dallo scorso autunno è arrivato in tutte le farmacie e nelle Asl. Oggi è raccomandato ovunque a tutti i ragazzi che compiono 12 anni. La Regione Sicilia per prima lo ha esteso in forma gratuita anche ai neonati. Oltreoceano il programma ha funzionato: negli Stati Uniti 40 milioni di bambini sono stati vaccinati dal 1996 a oggi e l'incidenza della varicella è precipitata del 90 per cento.

 

 

 

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